VIVERE DUE VOLTE – Viaggi di-Versi
Edizione 2025
Sabato 19 luglio
INGRESSO GRATUITO fino a esaurimento posti.
PRENOTAZIONI prossimamente online.
In attesa di svelare tutti i dettagli sulla serata, ecco il manifesto di questa edizione, a cura di Paola Veneto.
Non basta percorrere nuove strade, se non si è pronti ad avere nuovi occhi.
C’è gente che viaggia per mezzo mondo ma, incapace di non essere sempre uguale a se stessa, di uscire da sé, di estasiarsi (nel senso più profondo dell’etimologia), tanto varrebbe restasse a due isolati da casa propria.
Al contrario, ci sono persone che, per limitazioni oggettive, vuoi fisiche, vuoi economiche, non possono vivere concretamente le avventure che sognano: eppure, sono capaci di grande fantasia e di desiderio, quella famosa “fame di stelle”, che disegna mappe e sentieri anche senza magari muoversi dal tinello di una angusta cucina di periferia.
Perché, che suoni pure cliché, ma è dannatamente vero che qualsiasi viaggio comincia sempre dentro se stessi: magari anche da una ferita, che sia da squarciare o da richiudere.
Se non si è disposti a mettersi in gioco, a spogliarsi delle abitudini che segnano la strade apparentemente più sicure del “giorno dopo giorno”, il viaggio non comincia mai, nonostante contachilometri o navigatori assicurino il contrario in tutte le lingue del mondo.
“Più Luce!” 2025 tende la mano o, meglio ancora, spalanca il sentiero, ai viaggiatori di ogni tempo e spazio capaci di inventarsi una strada propria, fatta anche di ispirazione letteraria e poetica.
Attraverso versi e letteratura, invita a sentire la polvere negli occhi e le mani riarse dal vento di pensieri che possano sospingerci verso orizzonti diversamente incalcolabili da qualsivoglia gelido schermo.
Più e più volte abbiamo chiarito di non voler cedere a nostalgie da sepolcri imbiancati, però non possiamo non accendere i riflettori sull’evidenza, culturale e sociale, della diversa dimensione che “il viaggio” assume all’indomani dell’avvento e dello “strapotere” delle nuove tecnologie.
Un tempo si viaggiava anche per perdersi e perdere, per sparire e ritrovarsi, magari diversi, dove nessuno poteva incontrarci se non lo decidevamo noi.
Il peso della volontà di ognuno assumeva contorni decisi, a volte addirittura spietati, e delineava la nostra capacità di “crescere”, a prescindere dal nostro luogo di provenienza e di arrivo.
Oggi, la a tratti “violenta” e imposta reperibilità, offerta da cellulari et similia, è come se ci lasciasse in una sorta di condizione costante, che non porta né avanti né indietro la nostra posizione nel mondo, in una sorta di paradossale immobilità anche nel movimento più estremo.
Sono a Shangai, ma puoi parlarmi come fossi dietro a casa tua.
Ho attraversato diversi mari e scalato montagne, ma puoi “geolocalizzarmi” non appena scopro la password del Wi-Fi del caso.
Mi muovo, ma sono immobile, a un secondo dalla tua chiamata.
Nonostante gli innegabili vantaggi che questa iper reperibilità offre, in casi di pericolo e necessità, non si può negare che qualcosa, qualcosa di fondamentale, rischia di perdersi. Si perdoni il gioco di parole, ma stiamo parlando, appunto, del non potersi perdere, dell’ “esserci sempre”, del restare fermi in un mondo che ci riduce a pochi centimetri di schermo, uguale per tutti.
Più che mai dunque, in questa edizione, giunga forte e dritto l’invito dalla nostra zattera nel mare di emozioni di cui nessuna bussola conosce le coordinate, perché cambiano continuamente, ingovernabili così come i sentimenti dei “veri” viaggiatori.
Quelli che partono a prescindere dalla meta, quelli che tornano, ma mai uguali a come sono andati via.
Non a caso il manifesto di quest’anno è la proiezione poetica del “viandante sul mare di nebbia”, forse il quadro più romantico della produzione tedesca dell’800.
Sfacciatamente romantici dunque, vi chiamiamo allo slalom fra strade non prese e doppie, triple, quadruple vite, siano esse possibili o solo sognate, verso orizzonti in cui perderci, senza paura ci si scarichi alcuna batteria.
Occhi, cuore e fiato, lungo o corto che sia, non hanno bisogno di altra alimentazione che non sia la capacità di incanto e di meraviglia.
Sarebbe bene raccontarlo un po’ più spesso a chi questo non l’ha mai saputo, o l’ha dimenticato, per riprendersi un po’ di quello spazio indefinito e indefinibile da altro che non sia la nostra personalissima esperienza, fatta di dettagli e particolari che nessuna intelligenza artificiale potrà mai indovinare con l’esattezza, irrepetibilmente “qui ed ora”, del nostro sguardo.