L’emozione in viaggio con Fabio Concato

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Magari ci vediamo
O ci telefoniamo
Io credo di no

Le lacrime sul bavero
E piange anche Milano
Alla stazione nord
Non so che cosa dirti
Non so come spiegarti e
Non so proprio niente
Non credo più di amarti
Ma come posso dirlo
In mezzo a questa gente.

(da Stazione Nord)

Il Musico Ambulante Tour 2023 di Fabio Concato attraversa l’Italia e ci consegna una certezza: Fabio Concato (Milano, 1953) è in grande forma, pronto a ripercorrere 40 anni di carriera.

Il suo ultimo lavoro, Non smetto di ascoltarti (2016), è un disco di cover arricchito dalla tromba di Fabrizio Bosso.
Invece per un album di inediti bisogna andare a Tutto qua (2012), arrangiato da Ornella D’Urbano (che sarà sul palco dell’Anfiteatro del Vittoriale) e che vede al pianoforte Stefano Bollani nella canzone autobiografica Se non fosse per la musica, ennesima conferma della sue frequentazioni jazz.

Chi sia Concato lo spiega benissimo la motivazione con la quale ha vinto nel 2022 il Premio Tenco: «Negli anni Trenta il “filone dell’allegria” era composto da canzoni stilisticamente derivate dal jazz, musicalmente raffinate e caratterizzate da testi agili e smagati. Venne osteggiato dal regime, ma guadagnò progressivamente il favore popolare. Negli anni Settanta e Ottanta, le canzoni di Fabio Concato hanno cominciato a rappresentare una versione aggiornata di quel genere. Fortunatamente nessun regime culturale ha potuto emarginarle».

Ogni canzone è un mondo sospeso, abitato da sensibilità, malinconia, fragilità, un microcosmo che è una lente di ingrandimento sulla partita fra i desideri umani e le trame del destino. A Repubblica sul tema della sensibilità ha recentemente confessato: «Ha molto condizionato la percezione che si aveva di me, mi ha limitato. Quelli che usano gli occhi come li uso io mi hanno amato per questo, ma ad altri sono forse apparso stucchevole. Se sei sensibile non puoi diventare cinico. Mi dicevano sei bravo però ti manca un po’ di cattiveria. Come se la cattiveria fosse un valore».

Nei live Concato si prende i suoi spazi per qualche riflessione, per un sorriso, per dialogare con il pubblico.
La grandezza della sua musica è certificata dal fatto che le canzoni sono entrate nell’immaginario collettivo, arrivano a generazioni differenti. Per questo tutti attendono Domenica bestiale, Guido piano, Rosalina, Tienimi dentro te, Ti ricordo ancora, Fiore di maggio, Stazione Nord
Concato ama la forma concerto perché «rispetta la varietà. Suoniamo una nota nuova ogni momento, sempre diversa, irripetibile, come nel jazz, il grande amore». E che meraviglia ritrovare la sua voce che ci guida sicura fra i limiti della realtà e le ali della immaginazione.