James Blake, il geniale decostruttore di melodie

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Volete sapere dove andrà la musica pop nei prossimi anni? Allora non mancate il concerto di JAMES BLAKE.

Un pianista di formazione classica con lo stesso amore per i ritmi dirompenti e il rumore elettronico; un cantante che può confrontarsi con  una canzone di Joni Mitchell e rielaborare i successi hip-hop. L’artista britannico è oggi una delle pietre angolari dell’edificio della musica (pop) contemporanea. Se Travis Scott, Beyoncé, Jay-Z, Stevie Wonder, Drake lo hanno scelto come produttore per molte canzoni, significa che in lui hanno visto la capacità di sintetizzare elementi all’apparenza inconciliabili lavorando su tradizioni e suggestioni musicali differenti.

Ma che musica fa JAMES BLAKE? Una decina d’anni fa Discogs la presentava come Modern Classical. Un modo elegante per non intrupparlo in un genere. Oggi Playing Robots Into Heaven (2023), il suo ultimo lavoro, per Discogs è Contemporary R&B, Soul, Leftfield, Techno, Dubstep, Experimental. Insomma, come tutti i grandi, si fa fatica a classificarlo.
Per Mojo JAMES BLAKE dal vivo «smonta la sua personalità melodica e lancia nella
macchina frammenti di canzoni soul fragili e manipolate, inserendo sorprendenti svolte emotive».

Alla BBC ha raccontato il suo rapporto con i live: «Mi piace molto esibirmi e penso che i miei concerti, con il passare del tempo, siano diventati una grande esperienza per me e per il pubblico. C’è grande connessione fra di noi, le persone vogliono davvero sentirsi legate all’artista. Alla fine dello spettacolo penso che tutti insieme abbiamo sperimentato qualcosa di veramente bello. Adoro suonare la musica di Playing Robots Into Heaven e trovo molto divertente avere sezioni ballabili nella set list».