Gabriele d’Annunzio amava i cipressi: è evidente dalla quantità di esemplari che popolavano il Vittoriale alla sua morte, molti dei quali piantati per sua volontà nel parco della villa gardesana e tutti contraddistinti da un numero progressivo.
Quando morì erano 781.
Negli anni, per vecchiaia o per malattia, alcuni sono stati abbattuti. Ma, in omaggio all’amore del Vate per queste piante e per il verde del suo parco monumentale, nel 2011 il presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, decise di piantarne di nuovi, scelti ancora piccoli e ognuno battezzato con un nome dannunziano: Ottima è l’acqua, Hic manebimus optime, Gardone, Pescara…
Né di certo poteva mancare il cipresso Tener-a-mente.
Qualora ce ne fosse bisogno, per gli amanti del Festival del Vittoriale, una targa ai suoi piedi ne spiega l’etimologia.
Tener-a-mente è un gioco di parole impiegato dal poeta con alcune sue amanti, fra cui Olga Levi, Antonietta Treves e Luisa Baccara; manoscritto su alcune fotografie o biglietti che accompagnano piccoli doni, la parola così spezzata vuole significare la dolcezza ed il ricordo reciproco dei due amanti.