Alla vigilia della Notte degli Oscar, vi raccontiamo una storia che prende ispirazione da un’altra “Notte”, quella dell’omonimo film – Orso d’oro a Berlino, Nastro d’argento e David di Donatello nel 1961 – del regista Michelangelo Antonioni, nel 1995 vincitore del Premio Oscar alla carriera, dopo varie nomination.
Una coppia in crisi cerca rimedio alla monotonia della giornata alla festa di un ricco industriale e nel cliché di deludenti flirt. E’ qui che il seduttivo Marcello Mastroianni si appella all’eleganza di un mentore tombeur de femme come d’Annunzio per fare colpo su Bea, svenevole ospite del padrone di casa. Comparendo alle sue spalle mentre gusta un saporito panino al prosciutto, la invita a scelte meno prosaiche: “Lo sa che la tartaruga di d’Annunzio morì per un’indigestione di tuberose?”
La tartaruga in questione è la Cheli, regalata al Vate dalla marchesa Luisa Casati Stampa. Visse indisturbata nel parco della Prioria fino al fatidico giorno in cui venne in visita al Vittoriale la pilota Maria Antonietta Avanzo, che diede alla testuggine golosa troppe tuberose, tanto da farla morire di sazietà. Senza colpo ferire il Vate commissionò al famoso scultore Renato Brozzi la ricostruzione dell’animale, sottoforma di eterno soprammobile. Guscio smaltato e corpo in bronzo, collocò la Cheli sull’imponente tavolo della Sala da Pranzo (chiamata appunto “Stanza della Cheli”) come perenne monito alla morigeratezza per i propri commensali.